PIERO DORAZIO




PIERO DORAZIO NASCE A ROMA IL 29 GIUGNO 1927. TERMINATI GLI STUDI CLASSICI SI ISCRIVE ALLA FACOLTÀ DI ARCHITETTURA, CHE FREQUENTERÀ PER QUATTRO ANNI. DAL 1945 PARTECIPA COME ESPONENTE DI SPICCO ALL’ATTIVITÀ DEL GRUPPO ARTE SOCIALE E NEL 1947, CON CARLA ACCARDI, UGO ATTARDI, PIETRO CONSAGRA, MINO GUERRINI, ACHILLE PERILLI, ANTONIO SANFILIPPO E GIULIO TURCATO, DÀ VITA AL GRUPPO “FORMA” ED È TRA I FIRMATARI DEL MANIFESTO CHE COMPARE NEL PRIMO NUMERO DELL’OMONIMA RIVISTA. SEMPRE NEL 1947 VINCE UNA BORSA DI STUDIO DELL’ÈCOLE NATIONALE SUPÉRIEURE DES BEAUX ARTS DI PARIGI, DOVE RISIEDE PER UN ANNO. NEL 1950 CON PERILLI E GUERRINI APRE IN VIA DEL BABUINO, A ROMA, LA LIBRERIA-GALLERIA “L’AGE D’OR”, CHE NEL 1951 SI FONDERÀ CON IL GRUPPO “ORIGINE” DI MARIO BALLOCCO, ALBERTO BURRI, GIUSEPPE CAPOGROSSI, ETTORE COLLA, DANDO VITA ALLA “FONDAZIONE ORIGINE”, NEL CUI AMBITO COLLA E DORAZIO PUBBLICANO LA RIVISTA “ARTI VISIVE”.
NEL 1953 È INVITATO A PARTECIPARE ALL’HARVARD INTERNATIONAL SEMINAR, ALL’HARVARD UNIVERSITY, A CAMBRIDGE, DOVE TERRÀ DUE CONFERENZE PER POI STABILIRSI A NEW YORK DOVE TIENE LE SUE PRIME ESPOSIZIONI PERSONALI NELLA WITTENBORN ONE-WALL GALLERY E NELLA ROSE FRIED GALLERY NEL 1954. RITORNATO IN ITALIA HA INIZIO LA SUA INTENSA E COSTANTE ATTIVITÀ ESPOSITIVA CON PERSONALI ALLA GALLERIA APOLLINAIRE DI MILANO, ALLA GALLERIA DEL CAVALLINO A VENEZIA (1955) E ALLA GALLERIA LA TARTARUGA A ROMA (1957). COMPIE PERIODICAMENTE VIAGGI A PARIGI, LONDRA, DÜSSELDORF, KASSEL E BERLINO. NEL 1960, LA PENNSYLVANIA UNIVERSITY DI PHILADELPHIA LO INVITA AD ORGANIZZARE IL DIPARTIMENTO DI BELLE ARTI, DEL QUALE SARÀ NOMINATO DIRETTORE E DOVE INSEGNERÀ SINO AL 1967, PER UN SEMESTRE L’ANNO. SEMPRE NEL 1960, INVITATO DA LIONELLO VENTURI, HA UNA SALA PERSONALE ALLA XXX BIENNALE DI VENEZIA.
NEL 1961 HEINZ MACH, OTTO PINE E GUNTER UECHER, A BERLINO, LO INVITANO A PARTECIPARE ALL’ATTIVITÀ DEL GRUPPO “ZERO”; RICEVE A PARIGI IL PREMIO KANDNSKY E IL PRIMO PREMIO DELLA BIENNALE DES JEUNES ED UNA SUA PERSONALE È ALLESTITA NEGLI SPAZI DEL KUNSTVEREIN DI DÜSSELDORF. NEL 1962 SUE PERSONALI HANNO LUOGO ALLA GALLERIA DELL’ARIETE A MILANO, NEL 1963 AL MUSEO DE ARTE MODERNO DI SAN PAOLO DEL BRASILE E NEL 1965 ALLA MARLBOROUGH-GERSEN GALLERY DI NEW YORK. NEL 1966 HA NUOVAMENTE UNA SALA PERSONALE ALLA BIENNALE DI VENEZIA ED ESPONE ALLA GALERIE IM ERKER, A SAINT GALLEN; PER L’OCCASIONE GIUSEPPE UNGARETTI SCRIVE UN SAGGIO SULLA SUA PITTURA COME PRESENTAZIONE IN CATALOGO MENTRE NEL 1967 È DORAZIO A REALIZZARE UNA SERIE DI GRAFICHE PER ACCOMPAGNARE LA RACCOLTA DI POESIE DI UNGARETTI TITOLATA “LA LUCE”. NEL 1968 DORAZIO RISIEDE PER SEI MESI A BERLINO DOVE INSEGNA PRESSO LA DEUTSCHE AKADEMISHE AUSTAUSCHDIENST. RINUNCERÀ ALL’INSEGNAMENTO NEL 1970 PER DEDICARSI ESCLUSIVAMENTE ALLA PITTURA E DOPO AVERE AVUTO STUDIO A ROMA, PARIGI, NEW YORK, PHILADELPHIA, BERLINO, SI TRASFERISCE DEFINITIVAMENTE A TODI CON LA MOGLIE GIULIANA. DA ALLORA ESPONE IN MOLTE GALLERIE PRIVATE, E CON ALCUNE DI QUESTE MANTERRÀ UN SALDO RAPPORTO DI COLLABORAZIONE PER TUTTA LA SUA VITA. LA SUA PRESENZA È COSTANTE NELLE PIÙ IMPORTANTI RASSEGNE INTERNAZIONALI E SI CONTANO NUMEROSE LE MOSTRE ANTOLOGICHE ALLESTITE DA PIERO DORAZIO NELLE SEDI PIÙ PRESTIGIOSE, COME LE OPERE PRESENTI IN COLLEZIONI DI ISTITUZIONI E MUSEI, IN ITALIA E ALL’ESTERO.
PIERO DORAZIO MUORE A TODI IL 18 MAGGIO 2005. ALLA FINE DEL 2006 VIENE COSTITUITO L’ARCHIVIO PIERO DORAZIO (WWW.ARCHIVIOPIERODORAZIO.IT), CON LA FINALITÀ DI DARE AVVIO ALLA CATALOGAZIONE ED ALL’ARCHIVIAZIONE DELLE OPERE REALIZZATE DALL’ARTISTA IN OLTRE CINQUANTA ANNI DI IMPEGNO E DI ATTIVITÀ NONCHÉ DI PROMUOVERE E DI TUTELARE IL PATRIMONIO ARTISTICO LASCIATO DA PIERO DORAZIO.



     EMILIO TADINI




TADINI, EMILIO. - PITTORE E SCRITTORE ITALIANO (MILANO 1927 - IVI 2002). FACENDO RIFERIMENTO ALLA LEZIONE SURREALISTA E ALLA POP ART INGLESE, T. SVOLSE LA SUA RICERCA PITTORICA, COSTANTEMENTE ACCOMPAGNATA DA UNA LUCIDA RIFLESSIONE TEORICA, NELL’AMBITO DELLA NUOVA FIGURAZIONE, SVILUPPANDO VASTI CICLI (VITA DI VOLTAIRE, 1967; COLOR & CO., 1969-70; CITTÀ ITALIANE, 1988) RICCHI DI CITAZIONI LETTERARIE E FIGURATIVE RESE CON FREDDA E PRECISA OGGETTIVITÀ. DOPO UN PRECOCE ESORDIO COME POETA SUL POLITECNICO (1948), TORNÒ ALLA LETTERATURA, IN CONCOMITANZA CON LA STAGIONE DELLA NEOAVANGUARDIA, CON TRE POEMETTI (1960) E CON L’AMBIZIOSO ROMANZO LE ARMI L’AMORE (1963), DEDICATO ALL’IMPRESA DI C. PISACANE. NEI ROMANZI SUCCESSIVI (L’OPERA, 1980; LA LUNGA NOTTE, 1987; LA TEMPESTA, 1993) RISALTARONO LA SICUREZZA E LA LIBERTÀ CON CUI T. UTILIZZÒ LE TECNICHE DEL ROMANZO NOVECENTESCO, SPESSO CONTAMINANDOLE CON STRUTTURE E INTRECCI DERIVATI DAL ROMANZO POLIZIESCO. NEL VOLUME L’INSIEME DELLE COSE (1991) RACCOLSE ALTRI DUE POEMETTI. NEL 2012, PER COMMEMORARE IL DECENNALE DELLA SUA MORTE, È STATA ALLESTITA PRESSO LA FONDAZIONE MARCONI DI MILANO LA MOSTRA EMILIO TADINI 1985-1997. I PROFUGHI, I FILOSOFI, LA CITTÀ, LA NOTTE.



     ANTONIO CALDERARA




Calderara, Antonio. - Pittore italiano (Abbiategrasso 1903 - Vacciago, Ameno, 1978); fin da giovanissimo elaborò una figurazione di ispirazione postromantica lombarda, in cui già si individua il carattere tutto mentale del suo rapporto col motivo pittorico e di questo col colore-luce. Dal 1959 la sua ricerca si svolse nell’ambito dell’astrazione geometrica.



     ROBERTO ARIOLI







     RICHARD PAUL LOHSE




RICHARD PAUL LOHSE (ZURIGO, 13 SETTEMBRE 1902 – ZURIGO, 16 SETTEMBRE 1988) È STATO UN PITTORE E GRAFICO SVIZZERO.
IN QUALITÀ DI PITTORE È STATO TRA I FONDATORI DEL GRUPPO CONCRETISTA SVIZZERO ALLIANZ E SUCCESSIVAMENTE DEL MOVIMENTO KONKRETE KUNST. PARTITO DA ESPERIENZE POST-CUBISTE E VICINE A MONDRIAN E VANTONGERLOO, HA MATURATO COL TEMPO UNO STILE CARATTERIZZATO DA COMPOSIZIONI FACENTI RIFERIMENTO A GRIGLIE ORTOGONALI E BASATO SU MODULI GEOMETRICI SEMPLICI E ACCOSTAMENTI GRADUALI DI COLORI.[1]
IN QUALITÀ DI GRAFICO È STATO UNO DEI PRINCIPALI ESPONENTI DELLA SCUOLA SVIZZERA. HA CONTRIBUITO ASSIEME A MAX BILL E A HERBER BAYER ALL’INTRODUZIONE DELLA GRIGLIA NELLA COMPOSIZIONE GRAFICA. HA INOLTRE COMPIUTO RICERCHE SCIENTIFICHE SULLA STRUTTURA GRAFICA E SUL COLORE RICAVANDONE VALORI SCIENTIFICI.[2]
LOHSE COMPIE I PROPRI STUDI ALLA KUNSTGEWERBSCHULE DI ZURIGO.[2] A PARTIRE DAL 1918 INTRAPRENDE SIA L’ATTIVITÀ DI GRAFICO SIA QUELLA DI PITTORE: VIENE ASSUNTO DALL’AGENZIA PUBBLICITARIA MAX DALANG E AL CONTEMPO INIZIA A DIPINGERE DA AUTODIDATTA.[3] LAVORA PER IMPORTANTI AZIENDE E ENTI PUBBLICI EUROPEI,[2] E DURANTE GLI ANNI TRENTA, GRAZIE AI PROPRI LAVORI GRAFICI E TIPOGRAFICI, VIENE ANNOVERATO TRA I PIONIERI DEL MODERNO GRAPHIC DESIGN SVIZZERO.[3]
NEL 1937, ASSIEME A LEO LUPPI, FONDA ALLIANZ, UN’ASSOCIAZIONE DI ARTISTI MODERNI SVIZZERI. NEL 1938 COLLABORA CON IRMGARD BURCHARD ALL’ORGANIZZAZIONE DELL’ESPOSIZIONE TWENTIETH CENTURY GERMAN ART A LONDRA.[3] NEL 1942, NEL 1950 E NEL 1958 VIENE PREMIATO DAL DIPARTIMENTO FEDERALE SVIZZERO PER AVER REALIZZATO ARCHITETTURE D’INTERNI E MANIFESTI DI PARTICOLARE PREGIO.[2]
NEL 1944 È TRA I FONDATORI DEL MOVIMENTO KONKRETE KUNST ASSIEME A MAX BILL.[1] NEL 1947 VIENE COOPTATO, IN QUALITÀ DI CONSULENTE, DALLA RIVISTA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA “BAUEN+WOHEN”. GRAZIE A TALE INCARICO VINCERÀ LA MEDAGLIA D’ORO ALLA TRIENNALE DI MILANO NEL 1952.[2] NEL 1953 PUBBLICA LA MONOGRAFIA NEW DESIGN IN EXHIBITIONS.[3]
NEL 1958 FONDA ASSIEME A JOSEF MÜLLER-BROCKMANN, HANS NEUBURG E CARLO VIVARELLI LA RIVISTA NEUE GRAFIK. LE PUBBLICAZIONI ANDRANNO AVANTI PER 18 NUMERI, DAL SETTEMBRE DEL 1958 FINO AL FEBBRAIO DEL 1965. OBIETTIVI PRINCIPALI DELLA RIVISTA SARANNO QUELLI DI DIVULGARE LA NUOVA GRAFICA MODERNA SVIZZERA, COMMENTARE OPERE INFLUENTI, E COSTITUIRE UN TAVOLO DI DISCUSSIONE PER I PRINCIPI SPIRITUALI E ARTISTICI DELLA GRAFICA CONTEMPORANEA.



     RENATO VOLPINI




NATO NEL 1934, URBINATE DI FORMAZIONE E MILANESE DI ADOZIONE, RENATO VOLPINI HA ESORDITO SULLA SCENA ARTISTICA ALLA META’ DEGLI ANNI SESSANTA, CON UNA MOSTRA ALLA GALLERIA PROFILI DI MILANO, E HA FATTO PARTE DELL’AMBIENTE ARTISTICO MILANESE INSIEME AI PROTAGONISTI DELLA POP ART E DELL’IMMAGINE CRITICA CHE HANNO CARATTERIZZATO QUELLA STAGIONE E CHE OGGI VIENE SEMPRE PIU’ RIPROPOSTA AL PUBBLICO E ALLA CRITICA.
PITTORE E SCULTORE, MA ANCHE E FORSE SOPRATTUTTO INCISORE TRA I MAGGIORI DELL’ARTE ITALIANA DEL DOPOGUERRA, VOLPINI HA ALTERNATO LA SUA ATTIVITA’ ARTISTICA CON QUELLA DI STAMPATORE A URBINO, UN’ATTIVITA’ CHE LO HA PORTATO A SPERIMENTARE DIVERSE TECNICHE , SINO A RAGGIUNGERE AI RISULTATI PIU’ RECENTI, NEI QUALI L’AUTORE SI AVVALE DELLE PIU’ MODERNE TECNICHE DI RIPRODUZIONE.
DIPLOMATOSI AL MAGISTERO TECNICO DI URBINO NEL 1957, VOLPINI SI MUOVE DAPPRIMA IN AMBITO INFORMALE, MA LA SUA PRIMA MATURITA’ COINCIDE CON LE RICERCHE DI AMBITO FIGURATIVO DEGLI ANNI SESSANTA, QUANDO INVENTA MACCHINE E COSTRUZIONI CHE SI SVILUPPANO SULLA SUPERFICIE E NELLO SPAZIO CON UN ANDAMENTO AFFABULATORIO E IRONICO.
PRESENTE GIA’ ALLA BIENNALE DI VENEZIA NEL 1962, PARTECIPA ANCHE A SIGNIFICATIVE MOSTRE COLLETTIVE IN ITALIA E ALL’ESTERO, TRA CUI SI RICORDA QUELLA ALLA PHILADELPHIA ART ALLIANCE NEL 1967 INSIEME A BONFANTI, CAPPELLO, NANGERONI E SCANAVINO.



     MARIO SCHIFANO




MARIO SCHIFANO NACQUE NELLA LIBIA ITALIANA DOVE IL PADRE, IMPIEGATO DEL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE, ERA STATO TRASFERITO. DOPO LA FINE DELLA GUERRA TORNÒ A ROMA DOVE, A CAUSA DELLA SUA PERSONALITÀ IRREQUIETA, LASCIÒ PRESTO LA SCUOLA, LAVORANDO IN UN PRIMO MOMENTO COME COMMESSO, PER POI SEGUIRE LE ORME DEL PADRE CHE LAVORAVA AL MUSEO ETRUSCO DI VILLA GIULIA COME ARCHEOLOGO E RESTAURATORE. FU PROPRIO GRAZIE A QUESTA ESPERIENZA CHE SCHIFANO SI AVVICINÒ ALL’ARTE, ESEGUENDO IN UN PRIMO PERIODO, OPERE RISENTIVANO DELL’INFLUENZA DELL’ARTE INFORMALE. LA SUA PRIMA PERSONALE FU ALLA GALLERIA APPIA ANTICA DI ROMA NEL 1959[2]
]
SUL FINIRE DEGLI ANNI ‘50, MARIO SCHIFANO PARTECIPÒ AL MOVIMENTO ARTISTICO SCUOLA DI PIAZZA DEL POPOLO ASSIEME AD ARTISTI COME FRANCESCO LO SAVIO, GIOSETTA FIORONI, TANO FESTA E FRANCO ANGELI. IL GRUPPO SI RIUNIVA AL CAFFÈ ROSATI, BAR ROMANO ALLORA FREQUENTATO FRA GLI ALTRI DA PIER PAOLO PASOLINI, ALBERTO MORAVIA E FEDERICO FELLINI E SITUATO A PIAZZA DEL POPOLO, DA CUI PRENDONO IL NOME. NEL 1960 I LAVORI DEL GRUPPO VENGONO ESPOSTI, IN UNA MOSTRA COLLETTIVA, PRESSO LA GALLERIA LA SALITA[3] E NEL 1961 OTTIENE IL PREMIO LISSONE PER LA SEZIONE “GIOVANE PITTURA INTERNAZIONALE” ED OTTIENE UNA PERSONALE ALLA GALLERIA LA TARTARUGA DI ROMA. NEL FRATTEMPO, AL CAFFÈ ROSATI AVEVA CONOSCIUTO FRA GLI ALTRI LA SUA FUTURA AMANTE ANITA PALLENBERG, CON LA QUALE FECE IL SUO PRIMO VIAGGIO A NEW YORK NEL 1962 DOVE ENTRÒ IN CONTATTO CON ANDY WARHOL E GERARD MALAGA FREQUENTANDO LA FACTORY E LE SERATE DEL NEW AMERICAN CINEMA GROUP. IN QUESTO FRANGENTE PARTECIPÒ ALLA MOSTRA NEW REALISTS ALLA SIDNEY JANIS GALLERY, UNA COLLETTIVA CHE COMPRENDEVA GRAN PARTE DEI GIOVANI ARTISTI DELLA POP ART E DEL NOUVEAU RÉALISME, FRA CUI ANDY WARHOL E ROY LICHTENSTEIN[1]. EBBE POI OCCASIONE DI PARTECIPARE ALLA VITA MONDANA NEWYORKESE CHE LO PORTÒ ALLE PRIME SPERIMENTAZIONI CON L’LSD[4].
AL SUO RITORNO DA NEW YORK, DOPO AVER PARTECIPATO A MOSTRE A ROMA, PARIGI E MILANO, PARTECIPA NEL 1964 ALLA XXXII ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE[3]. IN QUESTO PERIODO, I SUOI QUADRI SONO “PAESAGGI ANEMICI”, NEI QUALI È LA MEMORIA AD EVOCARE LA RAPPRESENTAZIONE DELLA NATURA CON PICCOLI PARTICOLARI O SCRITTE ALLUSIVE E COMPAIONO IN EMBRIONE LE RIVISITAZIONI DELLA STORIA DELL’ARTE CHE LO PORTARONO PIÙ TARDI ALLE FAMOSE OPERE PITTORICHE SUL FUTURISMO[2]. SONO DELLO STESSO ANNO ANCHE I SUOI PRIMI FILM IN 16 MM ROUND TRIP E REFLEX, CHE LO INSERISCONO, COME FIGURA CENTRALE DEL CINEMA SPERIMENTALE ITALIANO, AL MARGINE DI QUEL MOVIMENTO CHE DI LI A POCO AVREBBE PORTATO ALL’ESPERIENZA DELLA COOPERATIVA CINEMA INDIPENDENTE, ALLA QUALE NON ADERÌ MAI APERTAMENTE[3]. A ROMA CONOBBE E FREQUESTÒ MARCO FERRERI E GIUSEPPE UNGARETTI AL QUALE, GIÀ OTTANTENNE, OFFRÌ UNA SERATA AL PEYOTE. MA UNA DELLE CONOSCENZE DI QUESTO PERIODO CHE PIÙ LO INFLUENZARONO FU QUELLA CON ETTORE ROSBOCH, CON IL QUALE STRINSE UNA PROFONDA AMICIZIA, BASATA SULLA COMUNE PASSIONE PER LA MUSICA. IN QUEGLI ANNI, ANCHE GRAZIE AI CONTINUI VIAGGI A LONDRA DEI DUE, MARIO SCHIFANO E ETTORE ROSBOCH STRINGONO AMICIZIA CON I ROLLING STONES, AI QUALI PRESENTANO ANITA PALLENBERG CHE NEL 1965 INIZIA UNA RELAZIONE CON BRIAN JONES, PER POI DIVENTARE, ANNI DOPO, LA MOGLIE DI KEITH RICHARDS[4].
NEL 1965 PARTECIPA ALLA BIENNALE DI SAN MARINO ED ALLA BIENNALE DI SAN PAOLO DEL BRASILE E REALIZZA IL SUO CICLO DI LAVORI DAL TITOLO “IO SONO INFANTILE”, RISVEGLIANDO L’INTERESSE FRA GLI ALTRI DI MAURIZIO CALVESI, MAURIZIO FAGIOLO DELL’ARCO E GOFFREDO PARISE[2].
NEL 1966-67, ANCHE GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE DI ETTORE ROSBOCH FORMA LA BAND LE STELLE DI MARIO SCHIFANO, AVVIANDO COSÌ UNA STRETTA COLLABORAZIONE CON I MUSICISTI GIANDOMENICO CRESCENTINI, EX BASSISTA DEI NEW DADA, IL CHITARRISTA ROMANO URBANO ORLANDI, IL TASTIERISTA NELLO MARINI, ED IL BATTERISTA ALESSANDRINO SERGIO CERRA DEI QUALI GESTISCE L’INDIRIZZO MUSICALE E LA REGIA DEI CONCERTI TRASFORMANDOLI, PER UN PAIO D’ANNI, IN UNO DEGLI ESEMPI PIÙ ALTI DI MUSICA PSICHEDELICA ITALIANA ED INTERNAZIONALE[5]. MARIO SCHIFANO LASCIÒ IL GRUPPO A SE STESSO DOPO L’EVENTO ROMANO GRANDE ANGOLO, SOGNI E STELLE SVOLTOSI IL 28 DICEMBRE AL PIPER CLUB, DEDICANDOSI PIÙ ATTIVAMENTE ALLA SUA ATTIVITÀ CINEMATOGRAFICA ED ARTISTICA, E LASCIANDOSI ANCHE TRASCINARE IN UNA TEMPORANEA RELAZIONE CON MARIANNE FAITHFULL, DI CUI SI PARLÒ MOLTO NELLA STAMPA SCANDALISTICA INGLESE[4][6]. L’IMPIANTO VISIVO DELLA SERATA GRANDE ANGOLO, SOGNI E STELLE PREVEDEVA INOLTRE LA PROIEZIONE SUI MUSICISTI, TRAMITE QUATTRO PROIETTORI, DI IMMAGINI SUL VIETNAM, DI IMMAGINI DI NATURA E DEL LUNGOMETRAGGIO ANNA CARINI VISTA IN AGOSTO DALLE FARFALLE[4] PRECEDENTEMENTE PRESENTATO ALLO STUDIO MARCONI[2].
NEL 1967 REALIZZA LE SEQUENZE DEI TITOLI DI TESTA E DI CODA PER IL FILM L’HAREM DI MARCO FERRERI. FU PROPRIO GRAZIE ALL’INTERESSAMENTO DI FERRERI AL SUO LAVORO SE L’ANNO DOPO SCHIFANO RIUSCÌ A PRODURRE LA SUA TRILOGIA PER UN MASSACRO, FORMATA DAI TRE LUNGOMETRAGGI SATELLITE (1968), UMANO NON UMANO (1969)[7], A CUI COLLABORARONO ADRIANO APRÀ, CARMELO BENE, MICK JAGGER, ALBERTO MORAVIA, SANDRO PENNA, RADA RASSIMOV E KEITH RICHARDS E TRAPIANTO, CONSUNZIONE, MORTE DI FRANCO BROCANI (1969)[3].
NEL 1968 DISEGNA LA COPERTINA DI STEREOEQUIPE DEGLI EQUIPE 84.
NEL 1969 I ROLLING STONES DEDICANO A MARIO SCHIFANO IL BRANO MONKEY MAN.
NEL 1971 ALCUNI SUOI QUADRI VENGONO INSERITI DA ACHILLE BONITO OLIVA NELLA MOSTRA VITALITÀ NEL NEGATIVO NELL’ARTE ITALIANA 1960/70[2].
RESTANO MEMORABILI LE SUE ESIBIZIONI TRA CENTINAIA DI ALLIEVI E APPASSIONATI CON LA CREAZIONE DI DIPINTI DI ENORMI DIMENSIONI REALIZZATI CON SMALTI E ACRILICI. MOLTI DEI SUOI LAVORI, I COSIDDETTI “MONOCROMI”, PRESENTANO SOLAMENTE UNO O DUE COLORI, APPLICATI SU CARTA DA IMBALLAGGIO INCOLLATA SU TELA. L’INFLUENZA DI JASPER JOHNS SI MANIFESTAVA NELL’IMPIEGO DI NUMERI O LETTERE ISOLATE DELL’ALFABETO, MA NEL MODO DI DIPINGERE DI SCHIFANO POSSONO ESSERE RINTRACCIATE ANALOGIE CON IL LAVORO DI ROBERT RAUSCHENBERG. IN UN QUADRO DEL 1960 SI LEGGE LA PAROLA “NO” DIPINTA CON SGOCCIOLATURE DI COLORE IN GRANDI LETTERE MAIUSCOLE, COME IN UN GRAFFITO MURALE.
TRA LE OPERE PIÙ IMPORTANTI VANNO RICORDATE LE SERIE DEDICATE AI MARCHI PUBBLICITARI (COCA-COLA ED ESSO), ALLE BICICLETTE, AI FIORI E ALLA NATURA IN GENERE (TRA LE SERIE PIÙ FAMOSE TROVIAMO I “PAESAGGI ANEMICI”, LE “VEDUTE INTERROTTE”, “L’ALBERO DELLA VITA”, “ESTINTI” E I “CAMPI DI GRANO”).
PER AFFINITÀ CON LE TENDENZE CULTURALI DI CUI SOPRA NEGLI ANNI ‘80 ENTRÒ IN CONTATTO CON IL GRUPPO DI CREATIVI (ILLUSTRATORI, SCRITTORI, FUMETTISTI, REPORTER) DELLA RIVISTA FRIGIDAIRE (STEFANO TAMBURINI, VINCENZO SPARAGNA, ANDREA PAZIENZA, TANINO LIBERATORE, MASSIMO MATTIOLI, FILIPPO SCÒZZARI).
NEL 1984 REALIZZA IL “CICLO DELLA NATURA”, COMPOSTO DA DIECI GRANDI TELE DONATE AL MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA DI GIBELLINA, IN PROVINCIA DI TRAPANI.
APPASSIONATO STUDIOSO DI NUOVE TECNICHE PITTORICHE, FU TRA I PRIMI AD USARE IL COMPUTER PER CREARE OPERE E RIUSCÌ A ELABORARE IMMAGINI DAL COMPUTER E RIPORTARLE SU TELE EMULSIONATE (LE “TELE COMPUTERIZZATE”). LA PROLIFICITÀ DELL’AUTORE E L’APPARENTE SEMPLICITÀ DELLE SUE OPERE HANNO PORTATO ALLA DIFFUSIONE DI UN GRANDE NUMERO DI FALSI, SOPRATTUTTO DOPO LA SUA SCOMPARSA.
L’ULTIMO PERIODO DI PRODUZIONE DI SCHIFANO È PARTICOLARMENTE SEGNATO DAI MEDIA E DALLA MULTIMEDIALITÀ, INTERROTTO SOLTANTO DA ALCUNI CICLI PIÙ PRETTAMENTE “PITTORICI”.
MORÌ A 64 ANNI A CAUSA DI UN INFARTO.



     FRANCO ANGELI




FRANCO ANGELI (ROMA, 14 MAGGIO 1935 – ROMA, 12 NOVEMBRE 1988) È STATO UN ARTISTA E PITTORE ITALIANO.
DOPO UN INIZIO CONDIZIONATO DALL’ARTE DI BURRI, REALIZZÒ OPERE IN CUI ALLA TELA SI ALTERNANO GARZE DI COTONE MACCHIATE DI VERNICE, DA CUI EMERGEVANO IMMAGINI E SIMBOLI DEL POTERE E DELLA VIOLENZA, QUALI AQUILE IMPERIALI, SVASTICHE, LUPE CAPITOLINE (LA LUPA DI ROMA, 1961), FALCI E MARTELLI, DOLLARI E CROCI, CHE SOTTOLINEANO IL TEMA DELLA MEMORIA.
ANGELI DIVENTA UNO DEI PRINCIPALI ESPONENTI DELLA FAMOSA SCUOLA DI PIAZZA DEL POPOLO, COSTITUITA DALLO STESSO AUTORE CONGIUNTAMENTE A MARIO SCHIFANO E TANO FESTA, CON I QUALI CONDIVIDE UN LUNGO E FRUTTUOSO PERCORSO CHE LI PORTERÀ A DIVENTARE GLI ESPONENTI DI SPICCO DELLA POP ART ITALIANA. I TRE SI INCONTRARONO PER CASO IN OCCASIONE DELLA MOSTRA DI PITTURA “PREMIO CINECITTÀ”, NELL’OTTOBRE DEL 1960, PROMOSSA DALL’ALLORA PCI.
NEL 1964 FU PRESENTE ALLA BIENNALE DI VENEZIA, MANIFESTAZIONE CHE INTRODUSSE IN ITALIA GLI ARTISTI DELLA POP ART AMERICANA; INTERVIENE, INOLTRE, ALLA XI QUADRIENNALE DI ROMA.
NEL 1968 CREÒ, PER IL TEATRO DELLE MOSTRE ALLA GALLERIA LA TARTARUGA, L’INSTALLAZIONE OPPRIMENTE, OVVERO UNA STANZA DI COLORE BIANCO CON UN SOFFITTO RIBASSATO DA UNO STRATO DI POLISTIROLO. NEGLI ANNI SETTANTA HA UNA RELAZIONE TORMENTATA CON MARINA LANTE DELLA ROVERE, DESCRITTA DA LEI NEL LIBRO “COCAINA A COLAZIONE”.
DURANTE GLI ANNI SETTANTA SI ACCOSTÒ AI TEMI DI IMPEGNO POLITICO (COME LA GUERRA IN VIETNAM), PER POI RIVOLGERSI A SOGGETTI FIGURATIVI COME LUNE, PIRAMIDI, AEROPLANI, OBELISCHI, TESTIMONIANZA DEI SUOI VIAGGI IN ORIENTE.



     FABRIZIO PLESSI




PLÈSSI, FABRIZIO. - VIDEOARTISTA ITALIANO (N. REGGIO NELL’EMILIA 1940). TRA I MAGGIORI ESPONENTI DELLA VIDEO ART. INSISTENTEMENTE LEGATE AL TEMA DELL’ACQUA, LE SUE VIDEOINSTALLAZIONI E VIDEOSCULTURE COMBINANO MONITOR CON STRUTTURE DI LEGNO, FERRO, PIETRA, OGGETTI O MATERIALI DIVERSI, DANDO LUOGO A SOLUZIONI DI FORTE IMPATTO EMOTIVO INCENTRATE SULLE MOLTEPLICI POSSIBILITÀ DI INTERRELAZIONE TRA IMMAGINE, SUONO, LUCE E MOVIMENTO (TEMPO LIQUIDO, 1989, PRATO, CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI; MOVIMENTI CATODICI BAROCCHI, 1996, BAGNOLI, CITTÀ DELLA SCIENZA); PRELUDONO E ACCOMPAGNANO L’ELABORAZIONE ARTISTICA I NUMEROSI DISEGNI E I BOZZETTI. P. HA ANCHE REALIZZATO, SPESSO IN COLLABORAZIONE CON F. FLAMAND, SCENOGRAFIE ELETTRONICHE PER IL TEATRO (ICARE, 1989; TITANIC, 1992; EX MACHINA, 1994).

VIDEO




     ENRICO CASTELLANI




NATO IN PROVINCIA DI ROVIGO, STUDIA ARTE, SCULTURA E ARCHITETTURA IN BELGIO FINO AL 1956, ANNO IN CUI SI LAUREA ALLA ÉCOLE NATIONALE SUPERIEURE. L’ANNO SUCCESSIVO TORNA IN ITALIA, STABILENDOSI A MILANO, QUI DIVIENE ESPONENTE ATTIVO DELLA NUOVA SCENA ARTISTICA.
IN PARTICOLARE STRINGE RAPPORTI DI AMICIZIA E COLLABORAZIONE CON PIERO MANZONI, CON IL QUALE FORMA UN SODALIZIO ARTISTICO CHE INCURIOSIVA I COMMENTATORI DELL’EPOCA PER IL CONTRASTO TRA LE LORO PERSONALITÀ: TANTO ERA VULCANICO, SCAPIGLIATO E GIOCOSO MANZONI QUANTO CASTELLANI ERA SERIO, DISTINTO E RIFLESSIVO.[2] RAPPORTI FRUTTUOSI DI SCAMBIO CULTURALE VENGONO INTRATTENUTI ANCHE DA CASTELLANI CON AGOSTINO BONALUMI E LUCIO FONTANA.
DOPO PRIME ESPERIENZE DI CARATTERE INFORMALE, ISPIRATE ALL’ACTION PAINTING AMERICANA E SOPRATTUTTO DA MARK TOBEY, RICONOSCENDO QUESTO TIPO DI ARTE COME MATURO PER UN SUPERAMENTO, ELABORA CON LA COLLABORAZIONE ALLA RIVISTA AZIMUTH DA LUI FONDATA INSIEME A MANZONI, UN NUOVO INIZIO, CHE PROPONE L’AZZERAMENTO TOTALE DELL’ESPERIENZA ARTISTICA PRECEDENTE, BASATO SU UN NUOVO PATTO CON IL PROGRESSO SOCIALE.
TALE AZZERAMENTO VIENE REALIZZATO DA MANZONI, CASTELLANI E BONALUMI CON L’UTILIZZO DI TELE MONOCROME (SPESSO TOTALMENTE BIANCHE) ESTROFLESSE CON VARIE TECNICHE IN MODO DA CREARE EFFETTI DI LUCI ED OMBRE CANGIANTI CON L’INCLINAZIONE DELLA SORGENTE LUMINOSA. SI TRATTÒ DI UN’ESPERIENZA DEL TUTTO ORIGINALE E CONSIDERATA DI FONDAMENTALE IMPORTANZA NELLA STORIA DELL’ARTE ASTRATTA DEL NOVECENTO, NON SOLO PER QUANTO RIGUARDA LA SCENA ITALIANA, MA SOPRATTUTTO DI QUELLA INTERNAZIONALE, LA CUI ECO INFLUENZÒ ED ISPIRÒ DONALD JUDD CHE IN UN ARTICOLO DEL 1966 DEFINÌ CASTELLANI PADRE DEL MINIMALISMO.
SE PIERO MANZONI SCELSE COME MATERIALI PREDILETTI IL CAOLINO E IL COTONE PER I SUOI CELEBERRIMI “ACHROMES”, CASTELLANI E AGOSTINO BONALUMI AVVIARONO UN PERCORSO RIGOROSISSIMO DI STUDIO ED ANALISI DELLE POSSIBILITÀ FORNITE DALL’ESTROFLESSIONE DELLA TELA MEDIANTE L’UTILIZZO DI CHIODI, CENTINE E DI SAGOME DI LEGNO E METALLO INSERITE DIETRO LA TELA.
È NEL 1959 CHE CASTELLANI REALIZZA LA SUA PRIMA SUPERFICIE A RILIEVO, DANDO VITA AD UNA POETICA CHE SARÀ LA SUA CIFRA STILISTICA COSTANTE E RIGOROSA E DEFINENDO CIÒ CHE LA CRITICA HA CHIAMATO “RIPETIZIONE DIFFERENTE”, CONSIDERATA DA MOLTI CRITICI DI ESTREMA PUREZZA, DOVE LA RIPETIZIONE ACCURATAMENTE SCELTA DEI PIENI E DEI VUOTI DATA DALLE RITMICHE ESTROFLESSIONI DELLA TELA COSTITUISCE UN PERCORSO SEMPRE NUOVO, ANCHE SE COERENTE ED INTENSO.[3]. DA ALLORA IL SUO PROCEDERE CONTINUA A SVILUPPARSI NELL’AMBITO DELL’ESTROFLESSIONE, MA NELLA SUA COMPATTA E COERENTE PRODUZIONE TROVIAMO ALCUNE OPERE CHE SI DISCOSTANO NETTAMENTE DALLE SUPERFICI A RILIEVO, RIVELANDO MOLTO SU TEMI CARI A CASTELLANI QUALI IL TEMPO, IL RITMO E LO SPAZIO.
ANCHE NELLE RARE OPERE SU CARTA CASTELLANI È RIUSCITO A REALIZZARE IL SUO PERSONALISSIMO STILE DI ESTROFLESSIONI RITMICHE.
NEL 1967 REALIZZA “AMBIENTE BIANCO” PER LA MOSTRA “LO SPAZIO DELL’IMMAGINE”, A PALAZZO TRINCI, A FOLIGNO; NEL 1968, IN OCCASIONE DE “IL TEATRO DELLE MOSTRE”, ALLA GALLERIA LA TARTARUGA DI ROMA, VIENE PRESENTATO “IL MURO DEL TEMPO”; NEL 1969 REALIZZA “SPARTITO” E NEL 1970 “OBELISCO”. DAL SUO ESORDIO SINO AD OGGI SI SUSSEGUONO UNA SERIE DI IMPORTANTI ESPOSIZIONI IN SPAZI PUBBLICI E PRIVATI.
PARTECIPA ALLA BIENNALE DI VENEZIA NEL 1964, NEL 1966 (CON UNA SALA PERSONALE), NEL 1984 E NEL 2003. NEL 1965 PARTECIPA ALLA COLLETTIVA “THE RESPONSIVE EYE” AL MOMA DI NEW YORK E ALLA VIII BIENNALE DI SAN PAOLO IN BRASILE. NEL 1970 PRENDE PARTE ALLA COLLETTIVA “VITALITÀ DEL NEGATIVO NELL’ARTE ITALIANA”, A CURA DI ACHILLE BONITO OLIVA, AL PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI DI ROMA. NEL 1981 PARTECIPA A “IDENTITÉ ITALIEN. L’ART EN ITALIE DEPUIS 1959″, A CURA DI GERMANO CELANT, AL CENTRE POMPIDOU DI PARIGI.
NEL 1983 È A PALAZZO REALE DI MILANO PER LA MOSTRA “ARTE PROGRAMMATA E CINETICA 1953-63”; NEL 1994 È INVITATO ALLA MOSTRA “THE ITALIAN METAMORHOSIS” AL SALOMON R. GUGGENHEIM MUSEUM DI NEW YORK.
TRA LE MOSTRE PIÙ RECENTI RICORDIAMO LE PERSONALI NELLA GALLERIA LIA RUMMA DI MILANO NEL 1999 E QUELLE NELLA GALLERIA FUMAGALLI DI BERGAMO NEL 1997 E NEL 2001. NEL 2001 È INVITATO ALLE COLLETTIVE “MATERIA/NIENTE”, CURATA DA LUCA MASSIMO BARBERO, ALLA FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA DI VENEZIA E A “BELVEDERE ITALIANO- LINEE DI TENDENZA NELL’ARTE CONTEMPORANEA 1945/2001″, CURATA DA ACHILLE BONITO OLIVA, AL CENTRE FOR CONTEMPORARY ART DI VARSAVIA. UN’IMPORTANTE MOSTRA ANTOLOGICA CURATA DA GERMANO CELANT È STATA ALLESTITA ALLA FONDAZIONE PRADA DI MILANO NEL 2001 E A KETTLE’S YARD A CAMBRIDGE NEL 2002, ANNO IN CUI PRESENTA IL SUO LAVORO ANCHE NELLA GALLERIA DI FRANCA MANCINI A PESARO E IN QUELLA DI GRETA MEERT A BRUXELLES.
NEL 2004 ESPONE A PARIGI NELLA GALERIE DI MEO E NEL 2005 AL MUSEO PUSHKIN DELLE BELLE ARTI, A MOSCA, VIENE ALLESTITA UNA SUA MOSTRA CURATA DA BRUNO CORÀ. NEL 2006 ESPONE ALLA GALLERIA LIA RUMMA A NAPOLI E ALL’AUDITORIUM A ROMA. NEL 2009 UNA SERIE DI LAVORI RECENTI ACCOSTATI AD UN GROSSO NUCLEO DI OPERE STORICHE SONO PROPOSTE DA HAUNCH OF VENISON A NEW YORK IN UNA MOSTRA CURATA DA ADACHIARA ZEVI MENTRE NELLA SEDE DI LONDRA DELLA STESSA GALLERIA LE OPERE DI CASTELLANI VENGONO ESPOSTE IN DIALOGO CON QUELLE DI DAN FLAVIN, DONALD JUDD E GUNTER UECKER. IL 13 OTTOBRE 2010 ENRICO CASTELLANI RICEVE DAL PRINCIPE HITACHI, PATRONO ONORARIO DELLA JAPAN ART ASSOCIATION, IL PRAEMIUM IMPERIALE PER LA PITTURA, IL PIÙ ALTO RICONOSCIMENTO ARTISTICO A LIVELLO INTERNAZIONALE.[4][5]
LE OPERE DI CASTELLANI, NEL MERCATO DELL’ARTE, SONO FRA LE PIÙ RICERCATE E COSTOSE FRA QUELLE DEL NOVECENTO ITALIANO, CON QUOTAZIONI CHE HANNO RAGGIUNTO IL MILIONE DI DOLLARI E SONO REGOLARMENTE SCAMBIATE NELLE ASTE PIÙ PRESTIGIOSE QUALI LE FAMOSE “ITALIAN SALES” DI LONDRA.

VIDEO